Costa Smeralda - Guida Turistica

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.: COSTA SMERALDA
 La Costa Smeralda è la recente denominazione del tratto costiero della Sardegna nord-orientale (Gallura) localmente conosciuto col nome gallurese monti di mola (pietra di macina). È compresa completamente nel territorio comunale di Arzachena e forma una penisola che si estende dall'omonimo golfo a quello di Cugnana. Nato nel 1962, per mano del principe issmaelita Karim Aga Khan, il Consorzio Costa Smeralda ha dato una notevole spinta propulsiva all'industria vacanziera della Sardegna, trasformando questo lembo di terra in un' importante e rinomata zona di villeggiatura. Nei suoi 55 chilometri di pittoresca costa presenta frequenti insenature, promontori,numerose isole e possiede grandiose strutture alberghiere. I centri principali della costa sono Porto Cervo, Poltu Cuatu, Liscia di Vacca, Capriccioli, Cala di Volpe. Pur non essendo in Costa Smeralda, Porto Rotondo viene a essa universalmente associato.
.: STORIA
  Arzachena affonda le sue origini fin dal lontano periodo "Neolitico", che in genere si fa comprendere tra il 3000 e il 2000 a.C.. Secondo alcuni studiosi che hanno utilizzato il carbonio 14 su alcuni reperti, i primi insediamenti archeologici risalirebbero intorno al 2600 a.C.. Si pensa che i primi abitanti del territorio di Arzachena siano approdati per via mare, vista la vicinanza della Corsica, che dista circa 10 chilometri e dell'arcipelago Toscano che grazie alle correnti era possibile raggiungere anche con le imbarcazioni rudimentali dei Neolitici. Al periodo Neolitico viene attribuito il riparo sotto roccia "Il Fungo" conosciuto dai galluresi come "Lu Monti Incappiddatu" che si erge impetuoso nell'abitato di Arzachena dopo aver percorso la Via Limbara.
  Secondo gli studi fatti da un grande personaggio, Michele Ruzittu, che diede lustro ad Arzachena nella lotta per la sua autonomia amministrativa dal comune di Tempio Pausania nel 1922, furono classificati trentadue nuraghi con relativi paesi attorno e non molto distanti le tombe dei giganti, (insediamenti funerari larghe un metro e lunghe quattordici). Ricordiamo i più conosciuti quali il "Nuraghe Malchittu" posto all'ingresso dell'abitato sulla statale Olbia-Arzachena; il Nuraghe la "Prisciona" situato in loc. Capichera che i romani chiamavano "Caputerat" e a circa 500 metri da quest'ultima troviamo la tomba dei giganti "Coddu 'Ecchju".
  A circa sei chilometri da Arzachena troviamo il nuraghe "Lu Naracu". Inoltre riveste particolare importanza la "Tomba dei giganti" presso lu stazzu "Li Muri". Nel periodo Romano si conoscevano tre centri importanti: TURIBULU MINOR situata nell'attuale centro di Arzachena, TURIBULU MAJOR, nell'attuale stazzo Nicola Calta ed ELEPHANTARIA nella sponda destra del Liscia, dove sorge la chiesetta di San Giorgio di Liscia, punto strategico della regione di allora (città fortificata) scoperta da Michele Ruzittu il 18.08.1936 e confermato dall'archeologo Antonio Taramelli il 15.11.1937.
  Ricordiamo che oggi proprio dove sorge Arzachena smeraldina, si trovava Arzachena medioevale, capoluogo della curatoria di "Unale" composta da sei paesetti: Arzachena, Aristana (stazzo li Tauli), Albagnana, (stazzo Sitagliacciu), Villa Castro (Monte Candela), Curruaru e Ortumuratu (negli stazzi omonimi). Percorrendo tutti i periodi storici di Arzachena si giunge a quello più certo, più documentale, frutto di studi degli archivi della chiesa a cui ha dedicato molto il parroco della stessa Francesco Cossu.
  Sin dalla metà del '700 nella costa del territorio gallurese e quindi anche nell'attuale territorio della "Costa Smeralda" vivevano senza stabile dimora migliaia di pastori, banditi e contrabbandieri. Questa popolazione era particolarmente violenta e priva di senso civico e morale. Si perpetravano impunemente numerosi delitti all'arma bianca, vista l'assenza di autorità che potesse osteggiare un tale comportamento. Il re di Sardegna Carlo Emanuele III, vista l'incontrollabilità della zona anche con l'invio di forze militari, ritenne che l'unica cosa da farsi fosse l'invio di sacerdoti, che convivendo con i pastori, questi si moralizzassero mediante la pratica di una vita civile e cristiana. Tutto ciò fu ostacolato e ritardato dai sindaci di Tempio e dagli stessi canonici della collegiata. Tra il 1774 e 1776 si riuscì ad edificare la chiesa campestre di Arzachena, dedicata a Santa Maria Maggiore, fu così che grazie alla buona volontà di tanti missionari che convivendo con i pastori e rendendoli meno nomadi e più propensi a formare gli agglomerati, nonostante l'impervio territorio costiero, la vita sociale prese forma.
  Si giunse così alla fine del '700 e la costa di questo territorio che va da Razza di Juncu al Golfo delle Saline-La Multa, era ancora preda dei contrabbandieri sardi in transito verso la Corsica per evitare le leggi dei Piemontesi. Alla fine dell'800 il Golfo di Arzachena, Mannena e Barca Bruciata, quest'ultima così chiamata in seguito ad una vendetta degli abitanti locali nei confronti di un carbonaio toscano, fu meta di mercanti e pescatori ponzesi e molti carbonai lucchesi che spesso tagliavano il bosco in modo incontrollato e non gradito ai locali di Cannigione.
  I banditi erano ancora un mito, un intreccio tra pirateria ed eroismo come la storia del bandito gentiluomo "Laicu Roglia", che scampato a numerosi conflitti a fuoco morì nel 1896 nei pressi di Mannena, la cui omonima spiaggia prese il nome dalla sua proprietaria Mannena Pasella di cui si canta la sua dolce bellezza. La storia la cultura degli stazzi e i canti si fondono in questo territorio: Rena, Cuncosu, Mascaratu, Barrastoni, La Multa, Monti di Mola ecc., e grazie a molti poeti locali non scompariranno mai i ricordi: Jaseppa di Scanu e Sebastiano Sanna quest'ultimo grande poeta popolare deceduto il 17.11.2000. La situazione economica di questa terra, un tempo povera, ricca di graniti modellati dal tempo e di una vegetazione selvaggia e ineguagliabile, oggi è meta del grande turismo internazionale: Monti di Mola oggi conosciuta da tutti come Porto Cervo. Non tutto però è cambiato il suo paesaggio ancora in parte selvaggio e incontaminato e il suo mare verde smeraldo sono come allora: e quando la sera nelle notti di vento che scolpiscono le rocce della "Multa Alta" guardi la Corsica, rivive Laicu Roglia che, forse come dice la leggenda non è stato ucciso ma clandestinamente si è imbarcato per l'America.